venerdì 28 giugno 2013
giovedì 27 giugno 2013
martedì 25 giugno 2013
Codice d'abbigliamento momò
La moda del vestire è entrata di prepotenza anche nelle terre
momò e, se da un lato non esiste un vero proprio stile d’abbigliamento
definito, con il tempo si è imposto un codice di presenza simile per ogni circostanza.
Nato da antiche tradizioni in cui uno specifico pezzo esposto alla
finestra possedeva diversi significati, i momò hanno trasferito questa
metodologia di alfabeto su alcuni specifici capi d’abbigliamento.
Oggi vi
parlerò di come indossare la camicia per esprimere una determinata emozione,
caratteristica o esperienza.
Codice stilistico della camicia momò:
- Camicia bagnata = fare fatica (bagnà la camisa)
- Camicia presa = minacciare qualcuno (brancà par la camisa)
- Cambiare camicia = farsi una nuova amante (cambià la camisa)
- Prendere sotto la camicia = alzarsi tardi (ciapaa sott la camisa)
- Minziare la camicia = essere giovani e inesperti (fala ammò denta in camisa)
- Guadagnare una camicia = fare da intermediario per un matrimonio (guadagnà la camisa)
- Mangiare la camicia = ridursi in miseria (mangià la camisa)
- Nascere con la camicia = essere fortunati (véss nassùù cola camisa)
- Tagliare la camicia = clima molto freddo (taià la camisa)
- Tirare la camicia = sollecitare un pagamento (tirà la camisa)
- Vedere la camicia = passare un brutto momento (vedéla in camisa)
- Mostrare la camicia e il sedere = essere molto amici di qualcuno (véss cùù e camisa)
- Svegliarsi con la camicia al contrario = alzarsi di cattivo umore (levà su cola camisa invèrsa)
- Camicia unta = avere la fedina penale sporca (vegh la camisa vuncia)
- Camicia nell’ombelico = mangiare qualche cosa di aspro (al tira denta la camisa)
lunedì 24 giugno 2013
Mendrisiotto: terra di palloncini
I
palloncini mi hanno sempre affascinata. Non tanto quelli tenuti in cattività,
come legati a un polso o ancora in mostra in bancarella, ma quelli liberi,
fuggiti dagli umani, che hanno abbandonato la festa. Quelli che volano. Vederne
uno in cielo è come scorgere una stella cadente: è esprimere un desiderio notturno alla luce del sole, e forse anche di più.
Di un palloncino puoi
immaginare l’aria che l’ha riempito, la mano che l’ha tenuto, lo sguardo verso
l’alto quando è fuggito, il gridolino lanciato, il saltino per cercare di
riacciuffarlo, ed infine il messaggio a lui attribuito, come si fa con le
bottiglie gettate in mare. E questo fine settimana mi è capitato di scorgerne due: due
palloncini sgonfi atterrati sulle rive della nostra regione.
Li ho visti arrivare, dall’alto. Scendevano piano piano. Uno
ha deciso di cadere lì poi un colpo di vento l’ha spostato un po’ più in là,
mentre l’altro aveva ancora voglia di giocare, e di tornare a terra non ne
voleva proprio sapere. Uno era verde e giallo, l’altro blu. Due stelle cadenti
in pieno sole, due desideri espressi e due messaggi giunti a destinazione: tutto in questo in un baleno, tutto questo nel Mendrisiotto.
domenica 23 giugno 2013
sabato 22 giugno 2013
Alzare il gomito di caffè
giovedì 20 giugno 2013
Restate a Festate
Domani
sera inizia Festate, il festival di culture e musiche dal mondo. L’edizione di
quest’anno ha come slogan “Un volo libero”; le motivazioni nel comunicato.
“Quante citazioni, quante immagini
dall’alto! Visioni che ci aiutano a distaccarci dall'intimità dei nostri
vissuti e a ricollocarci all’interno di un contesto, di una collettività o
anche solo di un paesaggio più ampio. Visioni ricercate, talora visioni
incontrate in maniera fortuita. Eppure sempre necessarie per cambiare
prospettiva, per prendere distanza. Per cogliere sguardi più vasti. Perché la
visione dall’alto diventa una strategia: svela l'inaspettato e mette in moto un
processo altro. Laddove si gode di vedute dall'alto entrano in gioco dinamiche
di cambiamento, di mutazione, di riposizionamento”.
Ma
cos’è effettivamente una veduta dall’alto? Delle edizioni di Festate a cui ho
partecipato mi ricordo soprattutto il pavimento di Piazza Municipio. Le lastre
di granito assorbivano il calore durante il giorno per poi rilasciarlo la sera,
e la differenza fra la fresca brezza avvolgente e il calore che saliva dai
piedi mi ha sempre incuriosito. Inoltre non è un calore fastidioso, si
potrebbe dire quasi umano; come se qualcuno in quel momento ti sorreggesse, ti
portasse in alto fino a quasi toccare il sole. Ma se il calore del sole in quel
momento è nel pavimento della Piazza vuol dire che è ai tuoi piedi, allora
l’alto è sceso in basso e siamo tutti sostenuti dal cielo. Dunque, per non
cadere, non resta che cominciare a muovere le braccia e iniziare a ballare...
per finalmente volare.
Programma
e informazioni le trovate qui: www.chiassocultura.ch
martedì 18 giugno 2013
Nocino e ratafià: la raccolta delle noci è vicina!
Attorno
al Nocino circolano tante leggende quanti sono gli abitanti del Mendrisiotto,
visto che ognuno ha una propria storia da raccontare derivata da un uso
smodato di codesta bevanda. Ogni famiglia, convento, monastero o azienda che si rispetti possiede la sua ricetta segreta, che solitamente viene tramandata di generazione in generazione con una cerimonia d'investitura degna dei più alti meriti e gradi.
Nell’antichità al mallo di noce si attribuivano
proprietà antisettiche, antinfiammatorie, astringenti e depurative, a
condizione però che la raccolta avvenisse secondo un preciso rituale. Il
solstizio d’estate cade il 21 giugno e, per tre giorni, il sole sorgerà e
tramonterà nello stesso punto. Il 24 giugno, San Giovanni Battista, le giornate
cominceranno ad accorciarsi, ed è in questa notte che le noci dovranno essere
raccolte a mano e, se possibile, da una donna scalza. Si dice che la notte di
San Giovanni sia anche la notte di streghe e stregoni, i quali si riuniscono
per un grande Sabba proprio attorno ad un albero di noce (da cui probabilmente
nacquero le prime feste campestri…). Il numero dei malli raccolti dovrà essere
dispari, da mettere in una ciotola a lasciargli prendere la rugiada tutta la
notte.
Il
giorno dopo, appena svegli, procedete come segue:
Tagliate
le noci in quarti e mettetene 250 grammi in 1 litro di acquavite a 20° ed
esponete il vaso al sole per 20 giorni, che dovrete girare 3 volte al giorno.
Passato questo periodo togliete le noci, filtrate, e aggiungete 250 gr di
zucchero, 5 gr di cannella, 5 gr di macis, 2 gr di chiodi di garofano, 1/5 di
noce moscata e una punta di coltello di vaniglia. Riponete il vaso al sole per
altri 20 giorni, da girare sempre tre volte al giorno, dopodiché filtrate,
imbottigliate e spettate almeno 3 mesi prima di bere.
Alcuni
aggiungono anche scorza di limone, qualche chicco di caffè o lo fanno con
alcool a 95°, a cui aggiungono in seguito acqua.
Se
volete fare l’en plein con la notte di San Giovanni, sappiate che oltre alla
raccolta dei malli di noce è consigliata anche una bella scorpacciata di
lumache: sembra infatti che a ogni cornino di lumaca mangiato corrisponda un
malanno scongiurato, ma soprattutto che le corna ingurgitate eviteranno che un
altro tipo di corna entrino in casa vostra ;-).
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domenica 16 giugno 2013
Il Codice internazionale delle balle da fieno
Oggi
vi voglio svelare un sistema di comunicazione molto utilizzato nel
Mendrisiotto, basato soprattutto su significati simbolici molto arcaici e
primitivi: il Codice internazionale delle balle da fieno. Il
Codice internazionale delle balle da fieno è un sistema che consiste nel
rappresentare sentimenti, pensieri o emozioni attraverso la disposizione e
interazione con suddette balle. Il codice fa parte del Codice internazionale
dei segnali (INTERCO), ed è tuttora considerato uno dei linguaggi non verbali più
completi e sofisticati al mondo.
Codice internazionale
delle balle da fieno:
- Balla a forma cubica = espressione di energia e risolutezza (Végh i ball quadrà).
- Contare le balle= dire bugie (Cünta sü ball).
- Balle volteggianti = andare in fallimento (Nà coi ball in aria).
- Uscire da una balla = essere mandati via (Föra di ball).
- Morsicare le balle = pentirsi amaramente di qualche cosa (Cagnass i ball).
- Arrotolare due balle = annoiarsi (Fass dò ball).
- Fermare le balle = essere sul punto di arrabbiarsi (Fam mia girà i ball).
- Lanciarsi sulle balle = essere chiamati in causa (Tirà in ball).
- Scuotere le balle = argomento che suscita poco interesse (Sbàtassan i ball).
- Dorare le balle = diventare ricchi (Fass i ball d’or).
- Balle penzolanti = essere amareggiati o avviliti (Cui ball a dundòn).
- Le balle di Frate Luca = mentire (I ball da fraa Lüca).
- Sfregare le balle = oziare (Gratass i ball).
- Colmare le balle = essere stufi o infastiditi (Végan pién i ball).
- Abbandonare le balle = perdere tutto (Lassagh i ball).
- Lasciare le balle all’aperto = fare male un lavoro (Lavurà con föra i ball).
- Salire sulle balle = dimostrare antipatia (Stà sui ball).
- Balle = non volere in nessun modo fare una cosa (I ball).
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