venerdì 7 giugno 2013

Un giorno sul set de "La Palmira Ul Film"

Quando uscivi da teatro dopo aver visto la Palmira, la prima cosa che ti veniva in mente era “che cinema da gent!”: se questo sia stato un segno premonitore o una spontanea esternazione di simpatia non è dato sapere, ma fatto sta che a fine anno la Palmira sarà anche un film proiettato nelle sale cinematografiche del nostro Cantone e del Nord Italia.
“Durante la pubblicità dal “Cuncun” (che ta tröva la soluziun), il regista Alberto Meroni, insieme a Diego Bernasconi (ul fiöö dala Palmira), hanno pensato fosse una buona idea girare un lungometraggio – racconta Sara Bühring, direttrice di produzione – e così eccoci qua”. Un eccoci qua che corrisponde a un mese di riprese, suddiviso in 6 giorni lavorativi la settimana, lunghi ognuno 10 ore di attività, a cui seguiranno mesi di un meticoloso e paziente lavoro di montaggio in studio.
Passare dal teatro al cinema non deve essere stato facile, soprattutto per chi è abituato a fare dell’improvvisazione la sua specialità: “Ma la cosa che presumo gli sia mancata maggiormente è stata la reazione immediata del pubblico – continua Sara – perché l’applauso e la risata sono un ottimo sistema per capire se una battuta funziona, cosa che, durante le riprese, non c’è”. Dopo settimane di pioggia, che non hanno certo favorito il lavoro, è giunto un vento da nord poco compatibile con acconciature e vestiti; così il programma della giornata cambia, passando dalla scena di un tegame bianco a quella dell’affissione di manifesti per le vie del Magnifico Borgo.
Scatole, carrelli, secchi, pennelli, microfoni e cinepresa si spostano, accompagnati da un nugolo di persone composto da tecnici, scenografi, costumiste, truccatrici, attori, aiutanti e assistenti vari: tutti talmente sintonizzati tra loro che a volte le radioline di cui sono muniti per comunicare sembrano addirittura superflue. La prossima ripresa si effettuerà “sul luogo della scena 77”, che in parole povere corrisponde alla fontana in faccia all’ex Selvetta. Nel frattempo il costume dell’attore interessato crea discussione: meglio una maglietta a maniche lunghe o corte? Si opta per la manica corta anche se si vedono i peli sulle braccia, “tanto ce li ha anche la Palmira”, dicono.
Una ripresa viene interrotta dall’arrivo di uno scooter, da cui scende un Diego reduce da un soggiorno a Parigi in cui ha effettuato un discorso in dialetto ticinese proprio sulla tomba di Napoleone. Mi faccio raccontare qualche aneddoto sul film, e così scopro che il catering del mezzogiorno è talmente buono da aver portato la Palmira a chiedere di spostare le sue convocazioni sul set dal pomeriggio alla tarda mattinata per avere il pranzo incluso, mentre la Miglieta è un professionista così serio da aver cercato di risolvere al telefono il problema di una caldaia rotta a riprese in corso, come nulla fosse.
Ma il film di cosa parlerà? È sempre Diego a svelarci qualche dritta: “Saremo in un paese tranquillo in cui arriverà un circo a scombussolare gli animi”. Bene, dunque non ci resta che aspettare dicembre per andare al cinema a vedere il lungometraggio “La Palmira ul film”, e se quando uscirete di lì vi verrà ancora da pensare “che cinema da gent!” non vi preoccupate: si potrebbe sempre trattare di un segno premonitore per annunciare l’arrivo del sequel… perché de la Palmira, qui nel Mendrisiotto, non se ne ha mai abbastanza.

(le foto sono state effettuate e gentilmente concesse da Giona Pellegrini, che ringrazio)
Alberto Meroni, regista

Miglieta (Germano Porta) e Palmira (Rodolfo Bernasconi)

Una scena dal set

Un'altra scena dal set

Tony il Clown (Micheal Betti), il direttore del Circus Beck (Flavio Sala), Elisabetta, moglie del direttore del circo (Simona Guidicelli Bernasconi) e il regista.

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