Ci
sono persone che ammiro per il loro vissuto e filosofia, ma soprattutto per la
passione che li ha spinti a creare qualche cosa di unico: uno di questi è Luigi
Vittorio Bertarelli. Geologo e speleologo italiano, nel 1894 fondò il Touring
Club Ciclistico Italiano (divenuto in seguito TCI) e, dal 1914, cominciò a
pubblicare le prime guide turistiche italiane, in cui troviamo anche il Ticino. Il
I° volume (su 17) è dedito a “Piemonte, Lombardia e Canton Ticino” e, qui di
seguito, vi voglio riportare alcuni passaggi che reputo curiosi o meravigliosi
o entrambi, di ciò che ormai fu pubblicato un secolo fa (per la precisione il
25 dicembre del 1914).
Già
al capitolo “Avvertenze e informazioni utili” si capisce che dello stile delle
guide turistiche d’oggi c’è ben poco: “Non c’è nella Guida amor di campanile
che venga accarezzato: la più grande sincerità è la base delle notizie. Molti
vorrebbero del proprio paese sentir dire ogni bene: degli altrui solo ciò che è
giusto: due misure e due pesi che, nell’interesse generale, non si sono voluti
in alcun modo adoperare”.
Vediamo
dunque quale sincerità momò si presentava agli occhi del turista quando varcava
la frontiera più a sud della Svizzera. “La
visita doganale svizzera all’uscita d’Italia si fa pure alle stazioni di
confine ed è poco rigorosa. L’attenzione degli agenti si rivolge particolarmente
ai pizzi, merletti e seterie”. E di Chiasso troviamo: “Stazione internazionale
incomoda, d’inverno inospite”, in cui l’albergo raccomandato era il Ticino. Salendo
verso Balerna la descrizione si sposta sulla regione: “È luogo che si è in
questi anni molto sviluppato; fabbriche di sigari, coltivazioni del tabacco nel
territorio”. A
Mendrisio gli alberghi raccomandati a quel tempo erano il Leone e il Varese, e
la visita per il paese consigliava di passare alla Parrocchiale, alla chiesetta
di San Martino e a quella di San Giovanni, ma soprattutto di soffermarsi per
una bella vista dall’Oratorio: “tra i cipressi sulle colline a Sud del Paese
(alla Torre)”. A Ligornetto era consigliata la visita alla gipsoteca Vincenzo
Vela, al modico prezzo di 0,5 Lire a biglietto, a cui segue un piccolo
paragrafo sulle bellezze di Riva San Vitale (la chiesa Santa Croce e il
battistero romano).
Ampio
spazio è stato dato alla meravigliosa Valle di Muggio e ai numerosi sentieri
presenti sulle colline circostanti, comprensivi di tempi di percorrenza e
difficoltà, come pure alle gite possibili sul Monte Generoso, raggiungibile
tramite trenino a “dentiera” (prezzo del biglietto già allora caruccio: a/r Fr.
7,50). In altura si poteva alloggiare a ciò che oggi non c’è più: L’Hotel
Bellavista. Qui si poteva dormire per Fr. 3,50 e nelle note troviamo: “Molti
milanesi in estate, bella vista sulla pianura e le Alpi. Eccezionale nei
tramonti la visibilità di Milano. Molto castagneto nei dintorni. Non si
saprebbe abbastanza consigliare di pernottare qui pei due spettacoli del
tramonto e del sorgere del sole”. Tornando
al piano si trova un Capolago “piuttosto deserto”, per accompagnare il turista
fino alla fine del Mendrisiotto sul Ponte Diga, di cui si scrive: “È
relativamente opera di limitata importanza poiché il lago è qui attraversato da
una diga naturale subacquea di 5 metri sotto il pelo dell’acqua”.
Il
Ceresio viene citato come “Lago di forma bizzarra”, di cui leggiamo: “Se il
lago di Lugano non può competere in grandiosità e bellezza complessiva coi suoi
due grandi vicini, pure è un magnifico lago. Dappertutto è contornato da così
varie montagne ed ha forma così irregolare che vi si creano sfondi e profili
bellissimi”.
Ormai
è passato quasi un secolo, ma la magnificenza dei contorni montani e collinari
del Mendrisiotto resta sempre una delle principali attrazioni turistiche della
nostra regione, apprezzata da ogni viaggiatore, abitante, persona di passaggio
o Luigi Vittorio Bertarelli del giorno d’oggi.
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